ZÀCA! | Political statement: From Sketch to Symbol

di Victoria Lomasko

Dal 4 dicembre 2025 all’11 gennaio 2026

inaugurazione: giovedì 4 dicembre, ore 18:00 – Biblioteca Baldini Santarcangelo

Quando l’Unione Sovietica nasce nel 1922 sotto la guida di Lenin, eredita quasi l’intero territorio dell’Impero zarista, divenendo lo Stato più vasto al mondo. Nello stesso anno Stalin diventa segretario del PCUS, posizione che gli consentirà di consolidare il potere e, dopo la morte di Lenin, di imporre la propria leadership. La nascita dell’URSS fu percepita come un evento epocale: Henri Barbusse scriveva che essa rappresentava «più del Cristianesimo e più della Rivoluzione francese, il fatto capitale della storia del mondo». Dopo la destalinizzazione del 1956 e la lunga Guerra Fredda, la dissoluzione dell’Unione Sovietica giunge nel 1991, segnando la fine di un’epoca e la nascita di nuove sovranità nazionali.

Victoria Lomasko aveva allora tredici anni. Cresciuta nel pieno della transizione post-sovietica, ha visto svanire il mondo che aveva formato la sua identità, mentre il nuovo tardava a emergere. Quando Putin sale al potere nel 1999, la sua vita adulta comincia sotto un regime che l’artista imparerà presto a criticare. La sua risposta è la scelta del realismo: uno stile bandito dal gusto ufficiale perché troppo legato all’epoca socialista e alla denuncia sociale. In un contesto dominato da potere, lusso e censura, Lomasko pone al centro l’essere umano.

Nel 2010 pubblica con Anton Nikolayev Forbidden Art, vincitore del Premio Kandinsky. L’opera racconta il processo contro i curatori di una mostra al Sakharov Museum, accusati di offendere la religione: un episodio che anticipa il ritorno del nazionalismo e del moralismo ortodosso nella Russia contemporanea. Da allora nessuna sua opera è più stata pubblicata in russo, ma l’artista continua a testimoniare la realtà attraverso il disegno documentario, lavorando nei luoghi marginali come le prigioni minorili di Mosca.

Nel 2017 esce Other Russias, pubblicato in varie lingue e premiato con il Pushkin House Book Prize. Il libro raccoglie storie di lavoratori migranti, prostitute, attivisti LGBTQ, manifestanti: un atlante visivo degli “invisibili” della Russia post-sovietica. Lomasko disegna dal vivo, dentro gli eventi, restituendo una verità immediata che coniuga testimonianza e partecipazione. La sua pratica, intrisa di responsabilità etica, richiama il pensiero di Arendt e Heller: osservare, giudicare e comprendere sono atti indissolubili.

Negli ultimi anni l’artista ha rivolto lo sguardo alle ex repubbliche sovietiche – Minsk, Yerevan, il Caucaso – interrogando l’eredità coloniale e ideologica dell’impero russo. La serie The Last Soviet Artist (2022), completata prima dell’esilio, è la radiografia di una tragedia annunciata. Fuggita in Europa dopo l’invasione dell’Ucraina, realizza a Bruxelles The Changing of Seasons, un murale che intreccia dolore e speranza, memoria e denuncia.

Lomasko unisce disegno, poesia e pensiero politico in un linguaggio unico, che sfugge a ogni dualismo tra etica ed estetica. Definirsi “l’ultima artista sovietica” significa per lei custodire la memoria di chi, anche sotto il potere e la censura, ha continuato a disegnare dalla parte dell’umanità.

mostra all’interno della rassegna Zàca!
un progetto di Letture Liminali
con il sostegno della Regione Emilia-Romagna
all’interno di Diritti a tavola 2025

2025-11-20T16:23:06+01:00Novembre 20, 2025|
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